Ian Hacking
Nel panorama internazionale degli studi nel campo della filosofia della scienza, Ian Hacking è una delle figure di maggior spicco. Se l’immagine del rapporto fra teoria e pratica sperimentale è cambiato, con implicazioni sia per l’epistemologia sia per la storia del pensiero scientifico, ciò si deve anche a fondamentali contributi dati da Hacking nel corso degli ultimi decenni. Le indagini di Hacking hanno infatti permesso di capire come l’esperimento, oltre a essere un ingrediente essenziale nel controllo delle teorie che aspirano alla “scientificità”, è un momento costitutivo dell’immagine del mondo che la scienza viene elaborando. Fra i tratti della ricerca di Hacking c’è il modo originale con cui mostra l’importanza della ricostruzione storica dei concetti ai fini di un discorso epistemologico più vicino all’effettivo farsi del sapere. Il che non gli ha impedito di proporre una particolare forma di realismo, legato appunto alla pratica sperimentale.
Con coerenza, rigore e grande chiarezza espositiva, nei lavori di Hacking si sono sempre intrecciati puntuali ricerche di storia della scienza, riflessioni sul linguaggio delle teorie, analisi metodologiche e considerazioni di ampio respiro sul significato dei cambiamenti subiti da un dato modello di “sapere”. Nelle opere dell’ultimo decennio gli interessi di Hacking si sono aperti a una tematica psicologica e antropologica e lo hanno condotto a sviluppare un’argomentazione che si distingue per il suo alto profilo civile nell’affrontare problemi etico-scientifici, in particolare quelli relativi alle trasformazioni cui la genetica sottopone la nostra comune nozione di “identità” dell’essere umano.
Nato a Vancouver (in Canada) nel 1936, Ian Hacking ha iniziato i suoi studi universitari alla University of British Columbia e li ha conclusi ottenendo il Ph.D presso la Cambridge University, in Inghilterra, nel 1962. La sua carriera universitaria lo ha portato a insegnare in sedi accademiche di vari paesi: dagli Stati Uniti (Stanford e Princeton) alla Germania, e dal Canada alla Francia, ove ha avuto la cattedra di “Filosofia e storia dei concetti scientifici” presso il Collège de France, a Parigi, dal 2000 al 2006. Attualmente insegna presso la University of California a Santa Cruz.
Su un piano epistemologico generale, le idee di Hacking, così come formulate in quel classico che ha per titolo Representing and intervening, del 1983 (trad. it. Conoscere e sperimentare, 1987), hanno esercitato una notevole influenza sul dibattito successivo, mettendo in primo piano il ruolo che spetta all’attività sperimentale nell’elaborazione dell’immagine scientifica del mondo. Successivamente, Hacking è tornato sul significato delle “rivoluzioni scientifiche”, illustrandone i caratteri e precisandone il significato (Scientific revolutions, 1990).
Su un piano più specifico, Hacking ha condotto indagini sull’evoluzione del concetto di probabilità, sulla logica dell’inferenza statistica e sulla nozione di caso (The logic of statistical inference, 1965; The emergence of probability, 1975, trad.it. L’emergenza della probabilità, 1987; The taming of chance, 1990, trad. it. Il caso domato, 1994). Queste indagini sono sicuri punti di riferimento per chiunque s’interessi di probabilità e costituiscono anch’esse dei classici, e classici anche per il modo in cui illustrano la fecondità di un’analisi concettuale che unisca dimensione storica e teorica. In parallelo a queste indagini di storia del pensiero scientifico, Hacking ha anche scritto opere introduttive, apprezzate per la loro chiarezza (come testimoniato dai volumi Why does language matter to philosophy?, 1975, trad. it. Linguaggio e filosofia, 1994; e An introduction to probability and inductive logic, 2001, trad. it. Introduzione alla probabilità e alla logica induttiva, 2005). Infine, il percorso intellettuale di Hacking ha visto la progressiva maturazione di un interesse per le scienze umane: dalla psicologia delle personalità multiple al senso da accordare alla “costruzione sociale” del sapere (Rewriting the soul, 1995, trad. it. La riscoperta dell’anima, 1996; The social construction of what?, 1999; trad. it. La natura della scienza, 2000), offrendo significativi spunti di riflessione su temi di interesse generale, come sono quelli che riguardano i cambiamenti in corso nel rapporto tra scienza e società.
Per i motivi qui sinteticamente espressi, il comitato scientifico di Pianeta Galileo è stato unanime nell’attribuire a Ian Hacking il Premio Giulio Preti.