Paolo Parrini
Paolo Parrini è uno dei più stimati epistemologi italiani. Le sue ricerche sui problemi che riguardano la struttura della conoscenza e i criteri della sua oggettività sono considerate, in Italia e all’estero, un punto di riferimento per la finezza e il rigore dell’analisi. Parrini è anche noto per il suo impegno nella ricostruzione storica di quel complesso, e fondamentale, insieme di idee che ha contraddistinto la nascita e lo sviluppo dell’empirismo logico – che, tra le correnti della filosofia del Novecento, è quella che ha maggiormente promosso una stretta collaborazione fra scienziati e filosofi. Se l’opera di Parrini si presenta come una riaffermazione della centralità delle tematiche emerse con l’empirismo logico, ha anche il pregio di aver inserito queste tematiche in un più vasto orizzonte, raccogliendo istanze provenienti da altri ambiti d’indagine, e di averle inquadrate in una prospettiva unitaria.
Nato a Castell’Azzara (Grosseto) nel 1943, Parrini si è laureato a Firenze con Giulio Preti, di cui è stato assistente dal 1969 al 1972. Nel 1981 ha avuto la cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea a Venezia e dal 1982 insegna Filosofia teoretica presso l’ateneo fiorentino.
Fin da suo primo libro (Linguaggio e teoria, 1976) Parrini ha lavorato a un progetto di notevole rilievo teorico: quello di liberare la prospettiva empiristica dai suoi residui «dogmi», conservandone però, oltre allo spirito analitico, anche caratteri specifici come, per esempio, la distinzione tra componenti osservativo-sperimentali e componenti logico-concettuali della conoscenza, colte nella loro interazione funzionale all’interno del discorso scientifico. Parrini ha dato a questa distinzione un senso nuovo, dinamico e, appunto, non «dogmatico» (Una filosofia senza dogmi, 1980). In tal modo ha sviluppato un tema che era indubbiamente caro a Preti, ovvero il riconoscimento di nozioni che svolgono la funzione di «a priori» senza per questo diventare immodificabili assoluti; e lo ha sviluppato relativizzando il ruolo di tali nozioni a un dato corpus di conoscenze, insieme al quale possono variare. Inoltre, se alla base di ogni data configurazione del sapere scientifico si trovano alcuni principi di carattere convenzionale, un tratto originale della ricerca di Parrini consiste nell’aver mostrato che non sono convenzioni puramente linguistiche.
In parallelo con il complesso quadro teorico in cui questo progetto si è articolato, Parrini ha prodotto numerosi studi sull’evoluzione dell’epistemologia nel Novecento (basti citare L’empirismo logico, 2002) focalizzando la sua attenzione sui cambiamenti intervenuti nel rapporto fra geometria e fisica a partire dalla teoria generale della relatività. Parrini ha anche rivolto la sua attenzione al difficile dialogo tra scienza e filosofia nella cultura del nostro paese (Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento, 2004). Nel panorama della filosofia italiana, la ricerca di Parrini costituisce uno di quei rari casi in cui le indagini epistemologiche si integrano con una riflessione più ampia sull’identità della filosofia e sui modi del suo insegnamento. Proprio questa integrazione ha permesso a Parrini di evitare i limiti inerenti a un’epistemologia che, in onore a un ideale di rigore, si riduca a sofisticata analisi del linguaggio o ad un ruolo ancillare nei confronti della scienza.
Merito di Parrini è l’aver prospettato una «filosofia positiva» che non è positivistica e che, per il fatto di non essere positivistica, non diventa idealistica, argomentando come sia ancora possibile una giustificazione razionale dell’oggettività dopo aver abbandonato il sogno di una fondazione assoluta (Conoscenza e realtà, 1995; Knowledge and Reality, 1998): la crescita del sapere è infatti descritta da Parrini come un processo auto-correttivo che può portare alla revisione anche del più sicuro dei principi ma che resta un processo pur sempre governato da principi regolativi, i quali a loro volta restano ancorati all’effettiva esperienza umana. L’arco dei temi trattati da Parrini si è venuto ampliando nel corso degli anni, aprendosi a un confronto con altre tradizioni e con altre tematiche (Sapere e interpretare, 2002), che hanno ulteriormente arricchito il senso della «filosofia positiva» da lui proposta come punto d’equilibrio.
Per i motivi qui sinteticamente espressi, il comitato scientifico di Pianeta Galileo è stato unanime nell’attribuire a Paolo Parrini il Premio Giulio Preti.