COMUNICATO STAMPA n. 1180
Consiglio solenne: Rossi, dal nostro passato trarre forza per le sfide di oggi
Il presidente della Giunta regionale: "Siamo nani sulle spalle di giganti, ma orgogliosi del loro esempio. Possibile reagire al terrorismo evitando guerre di religione e rimanendo aperti al mondo. Toscana sempre aperta all'Europa"
30 novembre 2015
Firenze – “In questa regione siamo un po’ come nani sulle spalle dei giganti. Ma se siamo orgogliosi di questi giganti, possiamo affrontare con più forza le sfide del presente”. Così il presidente della Giunta regionale
Enrico Rossi ha riassunto il significato della celebrazione della Festa della Toscana e dell’affrontare, nel Consiglio regionale solenne di oggi, il tema delle riforme di Pietro Leopoldo e della Toscana moderna.
Rossi ha fatto osservare come all’inizio della cerimonia siano stati suonati gli inni toscani, italiano, europeo. “Dobbiamo far convivere e coltivare queste appartenenze – ha detto il presidente della Giunta –. Noi non ci rinchiudiamo in un localismo asfittico, ma ci sentiamo di appartenere, alla fine, al genere umano. La Toscana che celebriamo oggi non è una regione che si è chiusa ma che si è aperta all’Europa: l’abolizione della pena di morte è avvenuta all’interno di un dibattito di dimensione europea, e il Granduca si è appropriato di questo dibattito facendo diventare la Toscana un punto di riferimento”. È questa, secondo Rossi, la lezione su cui riflettere: la grandezza della Toscana quando essa si apre al mondo.
Per quanto riguarda l’abolizione della pena di morte, ha proseguito il presidente, c’è ancora lavoro da fare. “Ci sono Stati che commettono carneficine ogni anno, sono Stati con cui commerciamo e abbiamo scambi continui – ha detto Rossi –. Dobbiamo far sentire la nostra voce, mostrare l’orgoglio della nostra storia occidentale”. Rossi ha poi ricordato i numerosi atti che hanno di fatto dato vita all’epoca del riformismo durante il governo di Pietro Leopoldo. “È stato un periodo di modernizzazione straordinaria della nostra regione ed è giusto celebrarlo. È compito di chi lavora nelle istituzioni tenere a mente la nostra storia e saperla coltivare”.
“In quel periodo troviamo tre principi ispiratori – ha aggiunto il governatore – che devono guidare anche la nostra azione: qualità, medietà ed equilibrio. Voglio ricordare anche Machiavelli, il quale sosteneva che la fortuna si può domare. Noi dunque dobbiamo coltivare l’idea che è possibile cambiare senza farsi sopraffare dagli eventi, che è possibile reagire al terrorismo evitando guerre di religione e rimanendo aperti al mondo”. (cem)
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