Forza Italia - 24 febbraio 2015
Sanità da salvare, per Rossi la soluzione è mandare a casa gli infermieri; Mugnai (FI): «Li ha spremuti come limoni e ora li manda via per il burnout. Offensivo continuare ad attaccare i professionisti della sanità»
Il Vicepresidente della Commissione sanità replica alla lettera del governatore su QuotidianoSanità
Mandare a casa gli infermieri per sostituirli con Operatori Socio Sanitari «non ancora colpiti da quel fenomeno serio, come il burnout, che in sanità fiacca molte energie»: ha scelto il QuotidianoSanità, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, per esporre – rispondendo al sindacato medici Anaao – la sua ricetta per salvare la sanità regionale dalla nuova contrazione finanziaria che dovrà, a suo dire, portare a un taglio dei costi non inferiore ai 250/350milioni nel solo 2015.
L’alzata d’ingegno non piace al Vicepresidente della Commissione sanità Stefano Mugnai (FI), che protesta: «Per anni gli infermieri più di tutti sono stati spremuti come limoni. E ora Rossi è pronto a disfarsene come di calzini vecchi, contestando loro proprio quella sindrome da burnout (la demotivazione patologica che colpisce le professioni legate all’aiuto fisico o psicologico, ndr) di cui sono caso mai le vittime a causa dello stress a cui vengono esposti a causa di carichi di lavoro eccessivi e organizzazione sempre sul filo dell’emergenza. E’ inaccettabile sia sul piano politico che su quello gestionale che, soprattutto, su quello umano. Come se tutto il problema della sanità fosse legato a qualche infermiere stanco, anziché a un sistema burocratizzato fino allo sfinimento in cui si sono tagliati servizi e persone a vantaggio di troppe scrivanie, soprattutto apicali».
Per altro, osserva Mugnai, si continua su questa china: «Rossi sta facendo passare l’accorpamento delle Asl per un taglio alle poltrone – incalza – quando invece le posizioni di vertice si manterranno più o meno le stesse, cambiando semplicemente nome. In pratica negli uffici si assisterà a un consistente cambio di targhette fuoriporta, e intanto si spingerà al prepensionamento il personale sanitario impoverendo ancor di più l’offerta in termini di servizi di assistenza e cura».
Singolare, poi, l’idea di sostituire infermieri con OSS: «Si tratta di professionalità diverse, complementari tra loro in una filiera in cui gli operatori socio sanitari svolgono di norma attività di supporto agli infermieri. Non si vede come sarebbe possibile sostituire gli uni con gli altri senza recar danno agli standard qualitativi del servizio alla persona. Certo, si tratta di lavoratori meno costosi per la parte datoriale. Ma non tutto, soprattutto in salute, si può sacrificare al contenimento della spesa. A pagare, poi, sono le persone».
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