Rifiuti: commissione d’inchiesta a Pioppogatto
Sopralluogo al polo impiantistico di Massarosa gestito interamente dal pubblico e in via di trasformazione da Tmb a Vbc. Il presidente Giacomo Giannarelli: “Strada maestra resta quella di realizzare impianti tecnologicamente avanzati, inseriti correttamente nei contesti ambientali”. Il presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli: “Necessario trovare cause e autori emissioni odorigene”. Proposta mozione bipartisan per istituzione task force
di Ufficio stampa, 4 marzo 2019
“La migliore risposta per la gestione del ciclo dei rifiuti in Toscana è la realizzazione di impianti tecnologicamente avanzati, inseriti correttamente nei contesti ambientali e condivisi con i cittadini. Il polo impiantistico di Massarosa ha buone carte da spendere, ma occorre essere più sensibili e attenti alle richieste del territorio. Gli impianti di produzione di CSS (combustibile solido secondario) sono il passato; in Toscana abbiamo un sovradimensionamento di inceneritori e discariche e investire in impianti di pretrattamento per smaltire i rifiuti esclusivamente attraverso combustione o discariche è un fallimento. Invece, in tutta la regione, c’è un grande bisogno di investimenti industriali, in impianti che recuperino e riciclino materia in un’ottica di economia circolare; possiamo creare più posti di lavoro rispettando l’ambiente”. È il commento del presidente della “
commissione d’inchiesta in merito alle discariche sotto sequestro e al ciclo dei rifiuti”,
Giacomo Giannarelli (M5S), al termine del sopralluogo all’impianto di Pioppogatto, nel comune di Massarosa (Lu), polo impiantistico gestito dalla società interamente pubblica Ersu spa in via di strasformazione da Trattamento meccanico biologico (Tmb) a impianto di Valoriozzazione, biostabilizzazione e compostaggio (Vbc).
Come spiegato dal direttore generale
Walter Bresciani, la gestione Ersu inizia nel 2017 dopo l’esperienza Tev (2001-2010) e Veolia (2010-2017). L’impianto, autorizzato per 140mila tonnellate di rifiuti indifferenziati l’anno, è stato oggetto di cospicui investimenti, “siamo nell’ordine di circa 1milione l’anno”, ha detto Bresciani. Il processo di lavorazione funziona su due linee: il rifiuto in ingresso viene sottoposto ad una fase di triturazione, viene poi avviato su due vagli rotanti da cui escono un sopravvaglio che una volta deferrizzato esce come Css (combustibile solido secondario), e un sottovaglio stabilizzato, che viene poi avviato per la copertura delle discariche. “Il nostro obiettivo – ha spiegato il direttore – in linea con tutte le direttive e le normative, è il recupero della materia”; anche per questo sono state chieste alla Regione due diverse autorizzazioni, la prima a fine 2018 e già concessa, per una riconversione dell’attuale ciclo di trattamento dei rifiuti e per la costruzione di una “fabbrica dei materiali” o “ricicleria”. “Sarebbe – ha spiegato ancora Bresciani – la valorizzazione del sopravvallo e quindi del materiale combustibile, una porzione molto preziosa perché i rifiuti si modificano anche grazie all’aumento della raccolta differenziata”. Bresciani ha elogiato il lavoro della Regione e la sua “lungimiranza. È accertato che il futuro non è più nell’incenerimento, ma nel recupero della materia. Dobbiamo seguire le evoluzioni del processo”.
In termini di programmazione, e rispondendo ad una domanda del presidente Giannarelli, il direttore ha rilevato che “un buon piano industriale dovrebbe essere fatto sulla base di una pianificazione comune”. “Dare risposte alle esigenze del territorio intercettando i flussi”, con un ”sistema di impianti con break even corto” ha proseguito il direttore che, parlando della raccolta porta a porta, l’ha definita una pratica “non cara, costa di più se non si valorizza quello che si raccoglie”.
Sul tema delle emissioni odorigene, sollevato anche dalla capogruppo della Lega
Elisa Montemagni, il presidente
Alberto Ramacciotti si è detto disponibile ad un confronto: “Arpat è venuta e viene da noi molto spesso. Non posso dire altrettanto per altre realtà industriali limitrofe. Spiace che sia sempre e solo Pioppogatto la fonte di odori anche se ancora nessuno lo ha dimostrato”. Da qui la proposta del presidente della commissione Ambiente,
Stefano Baccelli (Pd), di una mozione bipartisan per l’istituzione di una task force che verifichi origine e cause degli odori.
Hanno partecipato al sopralluogo anche il sindaco di Massarosa
Franco Mungai, l’assessore comunale all’Ambiente
Agnese Marchetti.
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La storia di Pioppogatto
L’impianto di Pioppogatto nasce nell’ottica di realizzare un sistema integrato di smaltimento dei rifiuti solidi urbani per la Versilia. A seguito del commissariamento della Regione dei Comuni di Pietrasanta e Massarosa, che non riuscivano a trovare soluzioni sul tema, si è decisa la costruzione di due impianti integrati per la combustione e la produzione di energia elettrica (inceneritore di Falascaia) e per la selezione e il compostaggio (Pioppogatto). La gestione è affidata alla società interamente pubblica Ersu su mandato del proprietario, il Consorzio ambiente Versilia (Cav).
L’impianto è stato autorizzato, fin dall’inizio, per 135mila tonnellate di rifiuti l’anno, compreso il lavarone, ossia il materiale organico gettato dal mare sulla spiaggia, e per 5mila tonnellate di materiale proveniente dallo spazzamento.
Nel tempo si sono registrate alcune problematiche legate ai miasmi prodotti dall’impianto ubicato peraltro a poche centinaia di metri da una zona molto abitata di Viareggio.
Da qualche anno si parla di una trasformazione di Pioppogatto da impianto Tmb a Vbc, con un miglioramento della frazione residua. La previsione, appoggiata dall’amministrazione comunale di Massarosa, prevede la trasformazione dell’attuale ciclo di trattamento dei rifiuti in una “fabbrica dei materiali” o “ricicleria”. In questo senso si prevede uno spostamento della lavorazione dei materiali derivanti dalla raccolta differenziata (carta, plastica, alluminio, vetro, banda stagnata, materiali ferrosi più ingombranti e rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, attualmente separati e stoccati nell’impianto di Colmate) dall'impianto dello Statuario di Pietrasanta a quello di Pioppogatto, con l'utilizzo di un capannone già esistente e non utilizzato, dotato di tutti i presidi di carattere ambientale. È prevista anche la realizzazione di un piccolo capannone depressurizzato per consentire la sosta dei mezzi in attesa di scarico e lo stoccaggio di materiale che dovrebbe migliorare le emissioni odorigene diffuse. Gli impianti di stoccaggio e lavorazione del verde e del lavarone resterebbero a Pietrasanta.
A gennaio di quest’anno è stata chiarita la procedura di verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale (Via) del progetto di trasformazione da trattamento meccanico biologico a valorizzazione, biostabilizzazione e compostaggio dell'impianto di Pioppogatto. La Regione ha infatti deciso di escludere il progetto dalla procedura di Via perché si è ritenuta sufficiente la documentazione progettuale fornita.
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