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COMUNICATO STAMPA  n. 0160

 
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Rifiuti: conclusa la commissione d’inchiesta (2)

Tra le indicazioni individuate dalla commissione speciale d’inchiesta, un piano regionale che preveda impianti anche per il recupero di energia, il superamento della frammentazione burocratica

 

1 febbraio 2010

 

Firenze – Secondo quanto contenuto nel commento finale alla relazione, in Toscana da anni si parla di un settore rifiuti “in difficoltà” con molti elementi “di criticità” che “non potranno garantire a lungo un’ordinaria gestione”. Tra le criticità individuate, le difficoltà a realizzare ogni tipo di impianti programmati; cicli industriali poco flessibili e scarsamente aperti a nuovi sistemi tecnologie; progressivo esaurimento dei volumi disponibili in discarica; mancato rispetto, da parte degli enti locali, delle scadenze previste dalle leggi nazionali e regionali. Gli obiettivi che la Toscana si è posta dopo l’entrata in vigore del decreto Ronchi (D.Lgs. n.22/97 ndr), sono stati ambiziosi seppure disattesi. Il sistema organizzato su 10 Ambiti territoriali non ha garantito efficienza ed economicità, né si è raggiunto il principale obbiettivo di trasformare un servizio pubblico essenziale in un vero e proprio settore produttivo in grado di tutelare l`ambiente e i consumatori. Accanto a questo, l’ampia potestà nello stabilire i criteri di assimilazione attribuita ai Comuni e la mancanza di una definizione uniforme di ‘rifiuto assimilato’ a livello nazionale, impediscono una lettura corretta della settima posizione attribuita alla Toscana nella classifica Ispra 2007 di tutte le regioni d’Italia. La progressiva riduzione del conferimento in discarica sino al 20 per cento dei rifiuti prodotti (attualmente oltre il 50) e il raggiungimento di almeno il 30 per cento del fabbisogno di acquisti verdi (manufatti e beni in materiale riciclato) da parte della Pubblica Amministrazione, sono lontani da essere realizzati. L’anello mancante del ciclo risulta quindi essere quello del riciclo e del riuso. Un deficit “qualitativo e quantitativo” che, secondo Marcheschi, “impone un evidente cambio di marcia e interventi decisi. È necessaria una maggiore responsabilizzazione di tutti i soggetti che operano nel ciclo, comuni, province, gestori, Ato, regione. Al prossimo governo regionale quindi, il compito di assumere poteri decisionali per attuare tutte le misure necessarie perché in tempi brevi si possa garantire alla Toscana un sistema efficace e moderno del ciclo del rifiuto”. E al nuovo parlamento, la commissione lascia anche un elenco di possibili azioni, tra queste la riorganizzazione di un nuovo piano dei rifiuti efficace per tutto il territorio; l’opportunità di costituire un unico Ato e l’adozione di poteri sostitutivi. Suggerimenti che derivano da un lungo lavoro di raccolta e analisi, nonché da una ricognizione a tutto tondo sul territorio. Dal 22 aprile 2008 sono state indette 16 audizioni con tutti i soggetti interessati, dall’assessore all’Ambiente Anna Rita Bramerini (19 maggio 2008, 5 febbraio 2009), all’Agenzia regionale recupero risorse (27 maggio 2008), ai presidenti delle tre comunità di ambito territoriale Toscana Centro, Sud e Nord (3 dicembre 2008, 21 gennaio 2009, 31 marzo 2009). Dieci sono stati i sopralluoghi fatti tra Montale (16 ottobre 2008 ndr), Falascaia (22 settembre 2008), Revet (in due diverse occasioni, 14 luglio 2008 e 01 ottobre 2009). Incontri e visite che per il presidente Marcheschi hanno avuto lo scopo di “constatare direttamente non solo le situazioni più critiche dal punto di vista degli impianti di smaltimento ma anche le soluzioni tecnologiche ed organizzative più avanzate ed efficienti presenti in Toscana e nel territorio nazionale”. Parallelamente, la commissione ha aperto una riflessione sulle criticità del calcolo della tariffa e sulle difficoltà relative allo sviluppo del mercato del riuso e del recupero. Dopo aver dedicato una seduta all’approfondimento delle novità introdotte dalla nuova direttiva europea 2008/98/CE, il 13 ottobre 2009 sono stati esaminati i dati certificati da Arrr sulla raccolta differenziata in Toscana nel 2008, in costante crescita (2,540.588 t/a, +2,75 per cento) dopo una fase sostanzialmente stabile. Recensiti anche gli impianti presenti, 54 in tutto e così suddivisi: 22 discariche, che esauriranno i volumi disponibili a gennaio 2012, in cui vengono conferiti rifiuti da cassonetto, residui del trattamento da raccolta differenziata, ceneri da incenerimento, frazione organica stabilizzata (fos) e una quota di rifiuti speciali. E’ stato calcolato che all’1 gennaio 2012 i volumi disponibili in discarica saranno esauriti (dati Giunta Regionale); 13 impianti di selezione-trattamento meccanico e biologico cui viene avviato il rifiuto da cassonetto per separare la frazione secca da quella umida e per recuperare metalli; 11 impianti di compostaggio della frazione organica in cui vengono trattati i rifiuti organici da raccolta differenziata e trasformati in compost di qualità per l’agricoltura; 8 termovalorizzatori con recupero energia e di calore a cui possono essere avviati i rifiuti da cassonetto o la sola frazione secca (cdr) da impianti di selezione e trattamento, gli scarti dei rifiuti di selezione e trattamento e la frazione organica stabilizzata (fos). “Una lettura attenta della relazione e del commento finale – ha concluso Marcheschi – rilevano l’improcrastinabile necessità di interventi strutturali a favore del recupero e della selezione di qualità del materiale proveniente dai rifiuti per la loro riutilizzazione”. – FINE - (f.cio)

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