Palazzo Cerretani
La storia
Il Palazzo è legato al nome dell’antica famiglia Cerretani, che è attestata a Firenze a partire dal sec.XII, nella via oggi detta appunto de’ Cerretani, di fronte alla chiesa di Santa Maria Maggiore, nella quale ancora si trovano molte memorie della famiglia.
Dalla prima metà del Cinquecento un ramo dei Cerretani si trasferisce nella zona della Piazza Vecchia di Santa Maria Novella – l’attuale Piazza dell’Unità – dove, avendo acquisito una ricchezza e un ruolo politico rilevanti, avvia una strategia di progressive acquisizioni immobiliari nell’area nord est della piazza e nel tratto iniziale di via Valfonda, con l’intento di ricostituire una dimora familiare di prestigio.
A metà Seicento iniziano lavori impegnativi per unificare i distinti e antichi edifici in un unico palazzo. A Giovanni di Niccolò Cerretani, divenuto senatore nel 1663, si devono le più rilevanti trasformazioni architettoniche del palazzo, che ne definiscono le forme e i caratteri seicenteschi. Si è conservato, in particolare, il grande salone al primo piano, la cui fastosa decorazione dipinta a “quadratura” - cioè con finte architetture in prospettiva che ampliano lo spazio reale creando anche l'illusione dello sfondamento delle pareti - è attribuita a Jacopo Chiavistelli (Firenze 1621 –1698) e datata tra 1669 e 1671.
Dopo un devastante incendio, che interessa nel 1714 la zona ovest del palazzo, si procede a una revisione generale della residenza che viene adeguata alle mode e alle esigenze del tempo, rialzandola in parte e dotandola di scale monumentali, eleganti alcove e di una galleria ornata da stucchi, specchiature e nicchie, destinata a ospitare le collezioni di statue, dipinti, monete, armi, medaglie del canonico Agostino. Si coinvolgono artisti di fama, come i pittori Matteo Bonechi e Vincenzo Meucci. Del primo è visibile, in un ambiente posto allo sbarco delle scale monumentali, un soffitto decorato con il Giudizio di Paride, firmato e datato 1730. Al secondo si deve, nella galleria, la decorazione ad affresco della volta datata 1743, che raffigura l'incontro, avvenuto a Venezia nel 1177, tra l'imperatore Federico Barbarossa e papa Alessandro III, della famiglia senese dei Cerretani Bandinelli, dal quale i Cerretani fiorentini vantavano una discendenza. L’architettura della galleria è affidata all’architetto Alessandro Galilei.
Nel 1802 l'ultima rappresentante della famiglia, la marchesa Cassandra Capponi Cerretani Marsuppini, muore, lasciando eredi i Gondi, imparentati con i Cerretani. Nel periodo a cavallo tra l'ultima discendente dei Cerretani e i Gondi furono realizzate le decorazioni parietali di due stanze al piano terreno che si affacciano sulla piazza e forse anche il soffitto dipinto con le virtù cardinali nella terza stanza affrescata al piano terreno. Dalla metà dell'Ottocento le vicende dell’edificio e delle case dei Cerretani Gondi si intrecciano strettamente alle trasformazioni urbanistiche dell'area, interessata dalla costruzione della principale stazione ferroviaria cittadina e della rete viaria ad essa connessa.
Nel 1857 il palazzo viene venduto alla contessa Giulia Bielinska vedova Bobrinskoy; risalgono al breve periodo del suo possesso i decori sulla volta di due sale del piano terreno, raffiguranti il Mito di amore e Psiche, il Sacrificio di Isacco.
Nel 1862 la nobildonna russa vende la proprietà alla Società Anonima per la Strade Ferrate da poco costituitasi, che vi insedia i propri uffici.
Durante i quasi centocinquanta anni di possesso da parte degli enti ferroviari il palazzo subisce numerosi adeguamenti alle nuove funzioni e, in parte, importanti trasformazioni. Parallelamente, divenuta Firenze capitale, l’intera area viene riorganizzata in funzione della creazione di un’unica stazione ampliando la centralissima Maria Antonia, che diviene Stazione Centrale.
Con la realizzazione, tra il 1931 e il 1935, della nuova stazione di santa Maria Novella si abbatte la parte occidentale del palazzo. Nel 1936 si dà inizio al restauro della facciata che porta ad una fronte in parte diversa: vengono sopraelevati di un piano i corpi di fabbrica posti ai lati della loggia esistente all'ultimo piano, che viene riaperta e in parte ricostruita; per creare una fittizia simmetria si spostano finestre, se ne modifica la forma e le dimensioni, si riduce il grande portone di accesso carrabile e se ne crea uno nuovo, cieco, in posizione speculare.
Nel 2004 il palazzo Cerretani e gli edifici realizzati dalle Ferrovie su piazza Stazione vengono acquistati dalla Regione Toscana.
L’archeologia
I lavori di ristrutturazione di Palazzo Cerretani quale nuova sede della Biblioteca del Consiglio Regionale hanno comportato una serie di interventi strutturali e di scavo in una ampia parte dei vani del pianterreno e nella totalità delle estesissime cantine.
In particolare, le indagini archeologiche hanno dimostrato che nell'area del palazzo sorgeva una villa, edificio in parte abitativo e in parte destinato ad attività produttive, sino dalla fondazione della Florentia romana, come documentano vari frammenti di ceramica da tavola della fine del I sec. a.C. - inizi del I sec. d.C.. All’epoca romana sono sicuramente databili i resti di un impianto di spremitura vinaria. Della sala destinata a vasca di spremitura (calcatorium) rimane una porzione del fondo, realizzato in calcestruzzo su un letto di ciottoli, che presenta una pendenza per permettere il deflusso dei liquidi verso la vasca rettangolare di raccolta (lacus), di cui oggi resta solo il fondo ed una breve parte delle pareti. La sala del calcatorium presenta un suggestivo orientamento esattamente conforme a quello della centuriazione dell’intera piana da Firenze a Pistoia. Questa, suddivisa in grandi fondi quadrati, detti centuriae per la loro ulteriore suddivisione interna in altri 100 appezzamenti, destinati all'assegnazione agli abitanti della colonia, era infatti inclinata di 33 gradi rispetto al nord per meglio adattarsi alla conformazione della valle e all’idrografia.
L’attestazione di un impianto di produzione vinicola di epoca romana in questa zona di Firenze è di grande rilievo in quanto documenta una peculiare vocazione agricola dell’area che si manterrà fino al basso Medioevo, come testimonia il toponimo Sancta Maria inter vineas riferito alla chiesa che precedette l’attuale Santa Maria Novella.
Al XII-XIII secolo risalgono i resti edilizi più antichi ritrovati, che suggeriscono, in quest’area esterna alla quinta cerchia di mura del 1173, la presenza di una curtis (corte), formata da edifici ravvicinati a formare un agglomerato abitativo, e una particolarissima costruzione sotterranea a ogiva, rinvenuta sigillata e quasi intatta. Alta circa tre metri, è realizzata con la tecnica della “falsa cupola”, ovvero col ricorso a lastre piuttosto spesse, ancora di pietra ed in opera a secco, disposte a sporgere verso l'interno su anelli sempre più stretti, che formano una cupola ad ogiva chiusa in alto da pietre piatte.
A questa fase medievale appartiene l'edificio meglio conservato, che corrisponde all'incirca al vano del piano terreno attualmente in uso alla Biblioteca del Consiglio Regionale: una turris (torre) extraurbana in pietra, dotata di feritoie, vano antiporta, una stretta porta difendibile ed una ulteriore postierla laterale interna estremamente angusta. Una conformazione che ben si attaglia a un edificio esterno alle mura urbane, connesso a un borgo e concepito per una difesa dalle minacce. Si trattava infatti di una robusta costruzione quadrangolare, di oltre 5 metri di altezza, cui si aggiungono verso il basso le robuste fondamenta tutt'oggi visibili nei sotterranei del palazzo.
Accanto alla turris , le indagini hanno evidenziato i resti di altri edifici che, verso la prima metà del Trecento, vengono totalmente rasi al suolo e sui quali viene costruito un nuovo edificio. Questa complessa opera di demolizione, ricostruzione e sistemazione crea una vasta “corte” lastricata, da cui sono assenti edifici abitativi e che sembra quindi riferibile a un periodo in cui la zona è ancora uno spazio extraurbano fuori dalle mura (anteriore quindi al 1333). Tra le ipotesi legate al totale abbattimento di vari edifici preesistenti vi è quella di un rasamento intenzionale, in una damnatio memoriae a danno delle abitazioni di qualche famiglia divenuta bersaglio delle lotte interne alla Firenze comunale nel periodo delle demolizioni delle case e torri dapprima dei Guelfi e poi dei Ghibellini fiorentini.
Alla prima parte del Quattrocento si può far risalire la costruzione della loggia angolare tuttora visibile all'interno della Biblioteca, caratterizzata da ampie volte a crociera con decorazioni dipinte, e del pozzo attualmente visibile sotto un piano di cristallo a pavimento
Dal XVI secolo in poi le indagini documentano continue modifiche alla consistenza delle diverse abitazioni corrispondenti all'intera area dell'attuale palazzo, che in precedenza formavano una serie di edifici a schiera, ciascuno dotato di proprie cantine aperte nel sottosuolo in momenti distinti.
Le distinte abitazioni della zona vennero progressivamente riunite in più estese proprietà, e nel XVII secolo vasta parte dell'attuale palazzo è in possesso dei Cerretani
Testo tratto dai saggi in corso di pubblicazione di Stefania Salomone (la storia del palazzo), Attilio Tori (gli apparati decorativi), Maurizio Martinelli (l’archeologia), realizzati nel quadro dei lavori effettuati dalla Giunta regionale per la ristrutturazione e il restauro degli ambienti monumentali di Palazzo Cerretani destinati a nuova sede della Biblioteca del Consiglio regionale.
Per saperne di più leggi il nostro opuscolo Palazzo Cerretani. Un viaggio nella storia di Firenze.
Per approfondire puoi scaricare i 2 tomi di Palazzo Cerretani. Due millenni di storia a cura di Maurizio Martinelli e Stefania Salomone, Edizioni dell'Assemblea del Consiglio regionale della Toscana, 2020.
Se preferisci l'ascolto segnaliamo la puntata n. 54/2022 dal titolo La splendida storia di Palazzo Cerretani [26 minuti circa] a cura di Carla Giuseppina Romby all'interno del podcast "erafirenze storia e storie della città" una rubrica web dedicata alla storia del territorio.